Intervista con Irene Viboras / Interview with Irene Viboras
(English version below)
A volte i sogni si avverano, e finalmente ho avuto la possibilità di intervistare una delle tipe più toste della scena rock italiana, ma non solo: perché i Viboras hanno un sound decisamente internazionale e un’energia che fa paura.
Eccovi dunque l’intervista con la grintosa frontwoman!
Irene, grazie per la tua disponibilità. Sono onoratissima di ospitarti sul mio blog!
Ciao! Scherzi, l’onore è mio.
Come descriveresti in poche parole il percorso dei Viboras fino a qui?
Direi faticoso e soddisfacente, perché tutto quello che abbiamo come band è stato ottenuto con tanto impegno, dedizione e sudore. Non voglio sopravvalutare, è un dato di fatto che una band come la nostra, medio-piccola, se resta ferma rischia di perdersi tutto: devi curare tutto o trovare qualcuno che lo faccia per te, e restare sempre in movimento per non rallentare gli altri. Abbiamo dovuto salutare due dei membri fondatori perché gli impegni si facevano troppo pressanti anche fisicamente, ma ne siamo usciti più che bene con due nuovi musicisti e loro che sono rimasti ottimi amici! E le soddisfazioni sono sempre il triplo rispetto alla fatica, siamo felicissimi e fortunati a fare quello che facciamo.
Qual è la tua maggiore fonte d’ispirazione nel comporre nuove canzoni?
Sempre ciò che succede, ciò che vedo intorno. Le emozioni che provi sono la più grande ispirazione, ti fanno parlare attraverso una canzone anziché tramite le parole e a me risulta particolarmente facile esprimermi così malgrado soffra anch’io a volte dei blocchi (come tutti). Però se c’è una cosa che ti fa proprio uscire fuori dalla grazia di dio urlarla con una schitarrata è di un terapeutico… Hahahah!
Cosa ne pensi della mercificazione del corpo delle donne in ambito musicale? Secondo te riguarda anche la scena rock?
È ovunque, siamo sempre state degli oggetti. Devi sempre dimostrare qualcosa, o di essere una bella ragazza così lo usi come moneta di scambio o al contrario che non sei solo quello. Devi giustificare la tua capacità a fare qualcosa, sprecare le energie a fare quello, prima di poter fare ciò che devi giustificare così strenuamente. È ridicolo. Sarai comunque sminuita, svalutata, non sarai abbastanza, verrà sfruttata la tua appariscenza per ottenere visibilità. E tra i tuoi detrattori ci saranno anche altre donne, per decine di motivi! Ognun* è liber* di fare ciò che vuole, ma la libertà per quelli visti come gli elementi deboli o diversi della società (donne, LGBTQ+, disabili, “strambi” ad esempio) viene intesa come navigare a vista e comunque entro dei limiti.
La musica fa parte dell’intrattenimento quindi certo che capita! In generale la mercificazione probabilmente diventa per molte il modo per usare chi a tua volta vuole sfruttare te; in ogni caso nasce negativa e non può che farti avere cose in modo negativo, è triste però che spesso queste donne non abbiano altra scelta.
Pensi che la musica possa ancora, al giorno d’oggi, essere un veicolo per i valori a livello sociale?
Ovviamente sì, sono cresciuta con canzoni di denuncia sociale e politica e a mia volta ne scrivo. Quando i pezzi parlano di quanto va a gonfie vele la tua vita o quanto hai il portafogli pieno non sono granché, il meglio dell’intenzionalità per me la raggiungi quando hai qualcosa che ti viene dal profondo. Qualcosa più di soldi, oggetti, superficialità.
Ai tempi della tua collaborazione con J-AX, ricordo di aver letto commenti sprezzanti che alludevano al fatto che i Viboras si fossero venduti. Cosa ne pensi dell’elitarismo musicale?
Hahahahhahah, come fanno i Viboras a vendersi se solo uno dei membri fa una canzone popolare? L’elitarismo è l’ennesima forma di discriminazione ed è ridicolo, in ogni sua forma e ambito di provenienza. Non ci appartiene eppure l’abbiamo sofferto e lo soffriamo tuttora perché devi stare nel tuo ambiente, sia mai che ascolti altro o suoni al di fuori di esso: potresti vedere i più fedeli “fan” rivoltartisi contro! Ma sono quelli che vedono la musica come un abito che domani avrà le toppe o gli spike a seconda di cosa va di moda, o che accettano solo fotocopie di vecchie band o canzoni che alla fine hanno una personalità sbiadita e anacronista ma zero mordente.
In che modo pensi che trovarvi in Italia abbia influenzato la vostra carriera?
In tutto! Diciamo che l’Italia non è il paese ideale per il punkrock, o comunque per i generi più independent. Non hai molte alternative al mainstream se vuoi provare a mantenerti con la musica, anzi non ne hai affatto! Siamo nati nell’underground e restiamo nell’underground, chi investe in questo genere ha mollato una decina di anni fa e se non hai un nome più che affermato ti fai un ** così per avere le cose più basilari. Questo in Italia, già in USA (ovviamente) e Germania è diverso ma è comunque cambiato rispetto a 20 anni fa. A fine ’90- inizio 2000 l’aria era diversa anche qua! Ma non ci disperiamo, le cose stanno migliorando e alla fine se non ti dai una mossa te come puoi aspettarti che cambi qualcosa? Dobbiamo essere per primi il cambiamento che vogliamo vedere.
Quanto conta per te la tecnica nella musica?
Hahahah, qua ti volevo. Tanto e niente, non puoi essere una capra ma fare canzoni tecnicamente perfette e fredde non serve a nulla, è puro esercizio di stile per darti le pacche da solo sulla schiena.
Quando abbiamo iniziato sbraitavo e urlavo, non sapevo nulla della respirazione diaframmatica e ci ho perso i polmoni a fare cazzate! Ho preso lezioni, mi sono allenata perché volevo essere all’altezza e per poterlo fare anche tra 30 anni: se non ci pensi il polipo alle corde è dietro l’angolo e addio…però a suonare la chitarra mica mi impegno più di tanto, certo da quando facciamo gli acustici mi ci metto molto più di prima ma onestamente non me ne preoccupo. Non è il mio forte e non voglio fare tutto, a ognuno la sua. A me basta poterci comporre e suonare decentemente.
Cosa avete in cantiere? Cosa dobbiamo aspettarci?
Prima del fermo-Covid stavamo suonando live e lavorando sulla seconda metà del progetto Bleed, un altro EP di collaborazioni per chiudere il cerchio. Ora ovviamente abbiamo dovuto fermarci dalle suonate su palco e ingegnarci per non soffrire l’astinenza! Abbiamo da poco stampato le tshirt e le cassette di “Skeletons” (l’EP di cover uscito a Natale), fatto la prima ristampa di “Bleed” (l’ultimo EP di pezzi nostri uscito un anno fa) e fatto le nuove spillette, vi aspettano tutti sul banchetto quando potremo suonare ancora; stiamo lavorando sui pezzi nuovi e postando sui social una versione acustica al giorno delle nostre canzoni per cercare di salvare l’umore, stiamo lavorando su una canzone registrata a distanza con altri membri di altre band amiche da pubblicare a breve. Appena potremo suonare live incendieremo tutto da quanto fuoco ci scorre nelle vene!
Se potessi scegliere chiunque, con quale artista o band collaboreresti?
Legendary Shack Shakers. Senza pensarci.
Se tutto il mondo ti ascoltasse per un minuto, quale messaggio vorresti lanciare?
Di svegliarsi, smetterla di giudicare e sminuire e invece pensare. Dall’altra parte potevi esserci tu. Non possiamo più nasconderci, essere pigri o strafottenti, stiamo già su una barca che affonda e possiamo limitare i danni, ambientali sociali ed economici. Basta spulciare per ore le stronzate su facebook, basta video da 5 secondi che abbassano la soglia dell’attenzione, basta lasciar parlare i meme per noi! Leggete, parlate, interfacciatevi con conversazioni rispettose e serie e non come leoni da tastiera. Lo stadio evolutivo avanzato l’abbiamo raggiunto ma a caro prezzo, paga l’intero ecosistema, gli animali diversi dall’uomo e anche quell’80% dell’umanità che non ha potere decisionale. La cultura apre le vedute quindi muovete quel cervello e preoccupiamoci di altro rispetto a noi stessi. Viaggiate fuori dal paese, guardate qualcosa diverso da uno schermo e lo capirete da soli, non serve che lo dica io.
English
Sometimes dreams come true, and I finally had the chance to interview one of the most ass-kicking people in the Italian (but not only) rock scene: because Viboras has a definitely international sound and an incredible energy.
So, here is the interview with their gutsy frontwoman!
Irene, thank you so much. It’s a honor to have you as a guest on my blog!
Hi! Are you kidding? It’s my pleasure!
How would you briefly describe Viboras’ path till here?
Difficult and satisfying, I’d say, because everything we have as a band is the result of lots of effort, dedication, and sweat. I don’t mean to give us too much credit, but it’s a fact: if a small-medium band like ours stops, it might lose everything; you need to take care of all the details or to find someone who’ll do it for you, to always keep moving in order not to slow down the others. We had to say goodbye to two of the funding members, because – being so busy – it was all becoming too heavy, even physically, but it went very well, we got two new musicians and we all stayed great friends! And satisfactions are always worth three times as much as the efforts, we are very happy and lucky doing what we do.
What’s your main source of inspiration when creating a new song?
Always what happens and the things I see around. What you feel is the greatest source of inspiration, it makes you speak through a song instead than words, and to me it’s very easy to express myself this way, regardless the fact that sometimes I’ve also experienced moments when I was blocked, just like anybody else. But if there’s something that makes you so angry you might fall from grace, there’s nothing as therapeutic as screaming it hitting a guitar… Hahahahha!
What do you think about the commodification of women’s bodies in the music industry? Do you think it reaches the rock scene as well?
It’s everywhere, we’ve always been considered objects. You always need to prove something: either that you’re beautiful, so that you can use it as a bargaining chip, or that beauty is not everything you’ve got. You have to justify the fact that you’re able to do something, you have to waste energy on that before doing the one thing you so badly need to justify. It’s ridiculous. In any case you’ll be discarded, underrated, you won’t be enough, and they’ll use your looks against you. And among your haters there will be women as well, for many reasons!
Everybody is free to do what they want, but freedom for those who are seen as the weak or different ones within the society (women, LGBTQ+, disabled, “weirdoes” for example) is understood as getting where they can, always within certain limits.
Music is part of the entertainment business, so of course it happens! Generally commodification can become a way for many women to use those who would like to exploit them; in any case it is born as something negative, therefore it can’t bring you anything but negative things. It’s sad anyway that so often these women don’t really have a choice.
Do you think that music can, still nowadays, be an instrument to communicate values on a social level?
Obviously yes, I grew up with songs with strong social and politic contents, and I myself write that kind of songs. When your songs are about how well life goes and how full your wallet is they’re usually not that good; I think that you get the best out of consciousness and communication when something comes from deep inside. Something more than money, objects and shallowness.
I can remember plenty of bitter comments from back at the time when you had a collaboration with J-Ax, claiming that Viboras had become a sellout. What do you think about elitism in the music scene?
Hahahahahahahah, how could Viboras become a sellout if just one of the members has a popular song? Elitism is just another form of discrimination and it’s ridiculous, in any shape or environment. It doesn’t belong to us, but still we suffered and we suffer from it, because you have to stay in your environment; if you dare to say that you play or listen to something else, you might see some of your most “loyal fans” turn against you! But that’s usually the people who sees music as a piece of clothing which tomorrow will be covered in patches or spikes, according to what will be trendy, or the people who only accept copies of old bands and songs, which in the end have a pale and anachronistic personality and no energy at all!
How do you think your career was influenced by being a band based in Italy?
In every possible way! Let’s say that Italy is not the ideal Country for punkrock music, or anyway for more independent genres. You don’t have many alternatives to the mainstream if you’re hoping to pay your bills with music only, or, actually: you don’t have any. We were born in the underground scene and there we stay. Those who invested in this kind of music gave up about ten years ago, and if your name isn’t more than well known you have to really work your ** off, even just in order to get the most basic things. That goes for Italy, in the USA (obviously) and in Germany it’s not as bad, but it’s no longer the way it was 20 years ago. Between the end of the 90s and the beginning of 2000 the atmosphere was different even in here! But let’s not lose all hope: things are getting better; and if you don’t do something, how can you ecpect anything to change? We need to be the change we want to see.
Is technique important when it comes to music?
Hahahahah, that’s a good question. It matters a lot, and at the same time not at all. You can’t be a complete disaster, but at the same time creating technically perfect but empty songs doesn’t lead to anything, it’s just about showing how good you are and patting yourself on the back.
When we started I screamed and shouted, I didn’t know anything about abdominal breathing and I spitted my lungs out a few times thanks to my dumb ass! I took lessons, I exercised because I wanted to be at the right level and I wanted to make sure I’d be able to do it even 30 years later: if you’re not careful enough, a polyp on your vocal chords is right around the corner. But when it comes to playing the guitar, I don’t put so much effort in it; of course, I try to be more careful whenever we play acoustic, but in all honesty I don’t worry about it. It’s not what I do best and I don’t have to be good at everything. I’m happy with playing decently and using it to compose.
What are you working on at the moment? What should we expect?
Before the covid-lockdown we were playing live and working on the second half of the Bleed project, another EP filled with collaborations to close the circle. We obviously had to stop playing on stage at the moment, and to use our brains to avoid suffering from abstinence! We recently printed T-shirts and cassettes for “Skeletons” (our EP composed by covers, which was published around Christmas), we took care of the first reprint for Bleed (our last EP composed by our own songs, which was published about a year ago) and got new pins, which will be there for you after the gigs as soon as we’ll be able to go back playing live; we’re working on new songs and posting daily on social networks acoustic versions of our material, in order to cheer people up; we’re working on a new, long-distance recorded song, with other people from other band, which will be published soon enough. As soon as we’ll be able to have gigs again, everything will burn in the fire we hold in our veins!
If you could pick up anyone, band or artist, who would you like to collaborate with?
Legendary Shack Shakers. Without thinking twice.
If the whole world were listening to you for a minute, which message would you like to spread?
I’d tell people to wake up, to stop judging and discarding others rather than thinking. You could have been the one on the other side. We can’t hide anymore, neither we can be cocky or lazy, we’re all on a sinking boat and all we can do is to limit the damage, in environmental, social and economic terms. Enough with spending hours on Facebook reading about bullshit, enough with 5 seconds-videos reducing people’s ability to focus, enough with letting memes speak for us! Read, talk, approach discussions seriously and respectfully, and not as keyboard warriors.
We reached a very advanced phase in the evolution, but the price was high, the entire ecosystem is paying for it; all those animals who don’t belong to the human race, and even the 80% of the human race which doesn’t have power when it comes to decisions. Culture can open minds, so move your brains and let’s pay attention to something else than ourselves. Travel abroad, look at something else than a screen and you’ll understand, I don’t even have to be the one saying it.