May 4

Lettera Aperta al Mio Lettore (Ossia: Monologo)

15 Marzo 2014
Caro Lettore (parliamo al singolare: è più confidenziale e più realistico, dato che sono una perfetta Signorina Nessuno),
mi manchi e spero, in fondo, di mancarti almeno un pochino anch’io.
Prima di tutto mi scuso per il tragico ritardo: L’Orchestra dei Dannati, secondo i piani, sarebbe dovuto uscire tre mesi fa, mentre in realtà non ho ancora neppure completato la stesura. Ma, in fin dei conti, a chi importa?
Non a nessuno – altrimenti non mi prenderei la briga di scrivere questo post, di tenere in piedi un sito e via dicendo – ma a pochi, forse troppo pochi.
A questo punto sorge il dubbio amletico: continuare a fare finta di niente o esprimere il proprio disagio a chiare lettere, a costo di passare per l’ennesima incompetente frustrata?
Opto per la seconda, forse senza riuscire davvero ad  aspettarmi che ciò comporti un cambiamento, ma nella speranza di dare voce a molti altri nelle mie stesse condizioni.

Non sono mai stata una da “best seller” e nemmeno da “hit”, non per necessità di sentirmi parte di una qualche élite, ma semplicemente perché per me il fatto che una cosa sia sulla bocca di tutti non ha mai rappresentato una concreta attrattiva. Non ho problemi a leggere Harry Potter o ad ascoltare l’ultima canzone di Madonna, nel caso in cui mi garbi, ma spesso quando ci arrivo – per un motivo o per un altro – l’ossessione, per i più, è già finita in un cassetto. Esempio concreto: io sono quella che a diciassette anni si è presa la fissa per i Duran Duran, avendo diciassette anni nel 2008.
Sono semplicemente estranea alla logica della moda e del marketing, non perché non sia abbastanza intelligente per comprenderla, o perché sia troppo impegnata a portare avanti l’immagine dell’alternativa per adattarmi, ma banalmente (e tristemente?) perché non mi appartiene.
Io non voglio scrivere una storia chiedendomi cosa ci vuole perché venda milioni di copie; io voglio raccontare la storia che ho dentro, quel caleidoscopio di immagini malate, prodotto dal malato succedersi di eventi davanti e dietro ai miei occhi.
E allora di che mi lamento? Ovviamente con un attegiamento del genere non si conquista il grande pubblico.
Probabile. Lo leggo sui volti di meravigliosi artisti, stupiti dal mio supportarli, semplicemente perché non abituati a trovare dall’altra parte qualcuno disposto a prenderli sul serio prima della scalata delle classifiche, ammesso che sia destinata ad avvenire.
Il problema, sempre più ingombrante, è che è stramaledettamente difficile  – giorno dopo giorno – sobbarcarsi il lavoro che dovrebbe essere svolto da un’intera casa editrice, nella speranza di farvi arrivare le mie storie.
Qui non si parla di voler fare soldoni, bensì del dover lottare con le unghie e con i denti per poter svolgere un lavoro, pregando di non finire per perdere denaro invece di guadagnarne.
Le celebri pacche sulle spalle cominciano a somigliare a pugni nello stomaco, specialmente quando ci si rende conto che la persona che, in privato, ti fa i complimenti per quello che scrivi e ti definisce come una speranza per il futuro, è la stessa che non si prende la briga di mettere in moto il passaparola per quanto riguarda te, ma preferisce fare polemica contro l’incompetenza di qualcun altro, o banalmente passerà la vita facendo promozione a Stephen King, perché il vincere facile piace.
Lascio decidere agli altri se definirmi “artista” o meno, se ritenermi una buona o una pessima scrittrice. Di fatto c’è che svolgo il mio lavoro con onestà e dedizione; non sarò di certo io a puntarti contro il dito se per una qualunque ragione non mi apprezzi, ma se invece ritieni quel che faccio degno di nota, per favore, smetti di tenermi nel cassetto, perché qui dentro comincio a sentirmi soffocare.
Con affetto
una Signorina Nessuno

May 4

Buoni Spropositi

1 Gennaio 2014
Mai stilate liste di buoni propositi per il nuovo anno, ma c’è sempre una prima volta, soprattutto quando non dovrebbe essercene una.
Dunque, nel malaugurato caso in cui qualcuno tenga a leggerlo, ecco l’elenco dei miei buoni spropositi per il 2014:
– pubblicare l’Orchestra dei Dannati;
– completare la stesura de Il Trono di Satana;
– riuscire a portare fuori dalla fottuta sala prove gli Infedelia (la mia band) e conquistare il mondo;
– fare un minimo di esercizio fisico tutti i giorni (le camminate fino alla fermata del bus non contano, il sesso sì);
– sprecare meno tempo con gente di cui non mi potrebbe fregar di meno, in particolare sul web; probabilmente questa, su un blog, me la sarei dovuta risparmiare, ma è ormai proverbiale la mia incapacità di vendermi…
–  imparare a vendermi e a non insultare implicitamente il popolo del web;
– scrivere un articolo al mese per Heartagram.it;
– pubblicare due videorecensioni al mese, dal momento che il progetto di pubblicarne una alla settimana è già miseramente fallito;
– leggere almeno due libri al mese (un tempo ne leggevo uno alla settimana, ma questo avveniva prima della mia beatificazione);
Sposare Ville V conquistare un po’ di serenità in ambito sentimentale;
– dedicare quotidianamente una fetta del mio tempo a realizzare i miei sogni, senza lasciarmi sommergere dai doveri o dalle sopraccitate persone di cui non mi potrebbe fregar meno;
– regredire ad uno stadio che mi permetta di non vergognarmi (o sentirmi minimamente ridicola) ammettendo, almeno davanti a me stessa, quali siano le mie autentiche speranze;
– diventare un po’ più sfacciata nel tentativo di appioppare i miei libri allaGGente;
– imparare a memoria quasi tutte le canzoni dei 69Eyes;
– riuscire a passare più tempo con Ville V le persone che amo;
– tenermi ben stretti i momenti indimenticabili del 2013.

Vi aspetto qui, puntuali, fra un anno… per la pubblica umiliazione!

May 4

Il Sogno che Uccide

15 Giugno 2012
E anche Il Sogno che Uccide è andato. Per la pubblicazione ci vorrà ancora un bel po’, ma ormai è andato.
Non sono una madre, ma mi viene spontaneo credere che con i libri sia un po’ come coi figli: iniziano dentro di te, nascono, fai tutto il possibile per farli crescere al meglio, poi – chissà come – arriva il momento in cui sono pronti per affrontare il mondo, e devi lasciarli andare, un po’ perché è giusto, un po’ per metterli alla prova, un po’ per mettere alla prova il lavoro che con tanta fatica hai portato avanti.
È vero, si tratta della mia terza opera (di già), ma questo è il mio primo sequel, e i sequel (si sa) sono bastardi; soprattutto quando non hai nessuna intenzione di gettare alle ortiche tutto quello che è venuto prima.
Mi sento un po’ come Yochebed che lascia Mosè nella cesta di vimini.
Per carità, non mi aspetto che Il Sogno che Uccide liberi un popolo, ma sarei davvero felice se si rivelasse in grado di suscitare qualche dubbio.

Ah, a proposito di dubbi: cari i miei due lettori e mezzo, qualche idea su cosa sia accaduto a Desdemona?

May 4

Caro Michael

18 Aprile 2012
Caro Michael,
quel giorno in Piazza Castello c’erano uomini grandi e grossi in lacrime, ed ero in lacrime anch’io.
Eppure ad un certo punto, insieme a pochi altri coraggiosi, ho cominciato a ballare.
Fra la mancanza di spazio e la spossatezza credo di non aver mai ballato peggio in tutta la mia vita… Ma dovevo, perché uno come te non può essere ricordato esclusivamente col pianto:
tu non ti limitavi ad ascoltare “la danza del Creatore”, tu ne eri parte integrante.
Sulle note di Beat It ho picchiato sulla spalla di Mirella – una ragazza conosciuta pochi minuti prima – e le ho chiesto di ricreare con me la scena di lotta del videoclip. Naturalmente in mano avevamo coltelli immaginari.

Ma come si fa a spiegalo a chi non ti ha vissuto? Come si fa a spiegare l’empatia che si crea fra chi ti ama davvero?
Forse è perché la tua musica non solo si ascolta, ma si sente; forse perché le tue canzoni sono piccoli frammenti d’anima.

Da quando avevo quattordici anni ti considero uno degli uomini della mia vita; è a dir poco assurdo quanto tu sia stato capace di farmi sognare e di svegliarmi al tempo stesso! È con te che ho cominciato a capire la perversione dell’informazione odierna, ed è sempre con te che ho capito quanto sia necessario, giorno per giorno, fare del proprio meglio per guarire il mondo. Un pezzo come Earth Song può cambiarti l’esitenza.

Non sono mai riuscita a comprendere come tanti potessero detestarti; la risposta ad ogni domanda su di te era lì, nei tuoi occhi, ma probabilmente erano troppo impegnati a chiedersi a quanti interventi di chirurgia plastica ti fossi sottoposto.
La verità è che guardavano il tuo naso perché incapaci di guardare ad un palmo proprio.
La verità è che la stessa gente ti santifica, adesso che sei morto.
Ma tutte queste cose le sapevi; da un lato m’imbestialisco e dall’altro provo un’infinita tenerezza nei tuoi confronti, pensando che comunque li perdoneresti tutti.

Però quel giorno – in Piazza Castello – a salutarti c’era gente che ti amava davvero, estranea ai fiumi d’ipocrisia che già avevano cominciato a scorrere. E quando, proprio alla fine dei nostri canti, si è messo a piovere, forse a ragione o forse a torto, abbiamo pensato che stessi ricambiando il saluto.
Non molto tempo dopo ho scritto per te una poesia che rimane nel mio portafoglio da allora, minuscolo simbolo di un’enorme verità: tu sei la poesia che portiamo con noi, sempre.
I love you more
Delia

May 4

Maledetti Aforismi

10 Aprile 2012
Se Wilde l’avesse immaginato, sarebbe andato ad arare i campi col suo bel bastone da dandy.

Oltre ai poeti della domenica, si sprecano le pagine dedicate ad originalissimi aforismi: mediamente remake di frasi tratte da canzoni di Ligabue; a grandi linee riguardano quanto sia necessario credere in se stessi, l’importanza di essere veri, come chi ti si mette contro sia insindacabilmente stronzo e frustrato.
Non è contemplata l’idea che qualcuno non ti sopporti per banale antipatia, o per la tua amabile abitudine di tritare le gonadi altrui.

La voglia di riuscire a racchiudere verità universali in un’unica frase sembra aver contagiato l’intero web, e chi non produce si accoda. Migliaia e migliaia di fan per i dispensatori di luoghi comuni abbinati ad immagini pseudoerotiche!

Vi prego, basta!
Torniamo al dialogo! Torniamo ad esporre le nostre tesi argomentandole! Torniamo a stare zitti se non abbiamo una beneamata mazza da dire! Perché voler dare a tutti i costi l’impressione di pensare qualcosa di originale? È talmente poetico, quando si ha la testa vuota, stare ad ascoltare il vento che fischia fra un orecchio e l’altro…
Me ne rendo conto: impegnarsi a tirar fuori qualcosa di davvero personale è faticoso, e di rado porta ad avere millemila fan a seguire la nostra preziosissima pagina su feisbuc; ma che volete farci? Seppur giovane, sono una donna d’altri tempi: vivo davvero nella convinzione che scrivere qualcosa di valido significhi stimolare prima il cervello, poi il ditino che cliccherà sul “mi piace”.

P.S. È tutto inutile. Tanto, anche se condividi frasi di dubbio gusto sulla lealtà e la forza d’animo, chi ti conosce sa che nel quotidiano sei una merda.