August 2

Che Fine Ho Fatto? – Where Was I?

(English below)
Negli ultimi anni sono praticamente scomparsa dal mio blog, palesandomi appena attraverso la scelta degli artisti da intervistare e le domande poste.

Adesso che mi fermo a pensarci capisco bene il perché: il mio amore per l’arte è imperituro, la mia fiducia nel potere delle condivisione dei propri punti di vista su internet è invece piuttosto fragile, soprattutto se si tratta di condivisione praticata con un atteggiamento costruttivo, con educazione e moderazione in un sistema che invece si nutre di polemiche, di liti e d’insulti.

Il sistema non è cambiato nel frattempo, dunque perché tornare?

Semplicemente: perché voglio tornare a occupare i miei spazi; perché so da là fuori ci sono persone come me dedite alla riflessione, alla bellezza e alla cultura piuttosto che alla banalità e al volgare pettegolezzo, e forse qualcuna di queste persone si sentirà meno sola leggendo le mie righe.

In conclusione mi do il bentornato a casa mia. Spero che vogliate fermarvi per un tè e due chiacchiere.


(English)

During the last years I practically disappeared from my blog, showing myself barely through the choice of the artists to be interviewed and the questions asked.
Now that I stop and think about it, it’s easy to understand the reason why it happened: my love for art is undying, my trust in the power of sharing points of view on the internet is on the other hand rather frail, especially if it’s about sharing them in a constructive way, with politeness and moderation in a system which is fed on the contrary by polemics, flames and insults.
The system has not changed so far, so why coming back?
Very simply: because I am willing to claim back the space that belongs to me; because I know that out there there are people like me, inclined towards thought, beauty and culture rather than trivialities and vulgar gossip, and maybe some of those people might feel slightly less lonely by reading my words.

Basically: I give myself a warm welcome back home. I hope you’ll stop by for some tea and a good chat.


January 31

Laura Tempest Zakroff: Professione Strega – Witchcraft as a Dayjob

(English below)

Laura Tempest Zakroff, picture by Carrie Meyer.

Quello di Laura Tempest Zakroff è un nome piuttosto conosciuto nell’ambito pagano e neopagano. Autrice di titoli come La Via della Strega e La Stregoneria dei Sigilli, Laura ha conquistato il pubblico grazie al suo eclettismo – si dedica infatti anche alla pittura e alla danza – e al suo approccio alla magia, tramite cui pur dando grande importanza allo studio e alla pratica mantiene un profilo radicalmente opposto all’elitarismo.

Cosa significa lavorare in ambito esoterico nel 2024?

Essere una Strega, fare arte, scrivere e ballare sono parte integrante della mia vita da talmente tanto tempo che per me è come respirare. Le persone parlano di tendenze e cose simili, ma ci sono un sacco di cose che non cambiano mai o che perlomeno ciclicamente si ripetono in modo similare. Devo dire che perlopiù la maggiore accettazione dell’esoterismo nella cultura mainstream facilita alcune cose. Ci sono più risorse, più interesse e più esplorazione, quindi è interessante.

Quando è iniziato il tuo percorso come strega?

Ho sempre avuto un modo peculiare di osservare il mondo e c’è sempre stato qualcosa di stregonesco in me da che ho memoria. Trovavo la mia spiritualità nella natura e amavo il folklore, i miti e l’arte antica. Non sapevo però che esistesse una parola per indicare tutto questo, che davvero ci fossero altre persone che facessero le stesse cose al giorno d’oggi e non l’ho saputo fino ai quattordici o quindici anni. Per la maggior parte i libri che trovavo nella sezione metafisica somigliavano più a dei fantasy, fin quando poi non ho trovato Drawing Down the Moon di Margot Adler.

Pensi che debba esistere una linea di confine fra scienza e occulto? Se sì, dove andrebbe tracciata?

Molto di ciò che oggi consideriamo scienza era un tempo considerato magia. Io penso che vadano a braccetto. Perché ci sia progresso scientifico e per essere aperti a nuovi sviluppi dobbiamo usare il potere dell’immaginazione e la capacità di meravigliarci, che sono fondamentali nella magia. Dobbiamo essere anche aperti all’esplorazione e alla sperimentazione, a prescindere dal fatto che si tratti di magia o di scienza. Così si rimane radicati ma liberi.

Incontri molti pregiudizi quando ti definisci strega?

Negli anni novanta ero molto più cauta nel dire di essere una Strega, ma nella maggior parte dei casi al giorno d’oggi non riscontro molto pregiudizio, almeno nelle interazioni che avvengono di persona… Per fortuna! In realtà ho incontrato molto più pregiudizio e atteggiamenti insensati come ballerina professionista. Per esempio, io e il mio partner portiamo avanti diversi progetti musicali in cui io ballo e lui suona/abbiamo una band. Le persone danno per scontato che io sia quella che vende il merchandising o che sia semplicemente una sorta di decorazione, mentre sono io che in genere mi occupo del booking per i concerti, mi occupo del lato business, scelgo i materiali, e così via. Si tratta di misoginia più che altro.

Ti occupi anche di arti grafiche; qual è il punto d’incontro fra queste e la magia?

Una delle mie forme primarie di magia è il creare artistico. La magia comincia con un pensiero, lo stesso vale per l’arte. L’arte è spirito, idee, sentimenti che si manifestano in forma fisica e visiva. Molti conoscono il mio lavoro con la Stregoneria dei Sigilli – ovvia combinazione di arte e magia – ma i miei disegni, dipinti e sculture esplorano tutti il regno del mitico, del magico e dell’esoterico.

Sui social parli del modo in cui le copie dei mazzi di carte e i plagi danneggiano I piccoli artisti e le piccole case editrici. Come ha influenzato il tuo lavoro questo fenomeno? Ti sei sentita costretta a fare qualcosa per cercare di evitare che le tue creazioni vengano copiate?

È veramente frustrante, ma penso che l’unica cosa che io possa fare sia insegnare alle persone a riconoscere i mazzi finti e come supportare al meglio gli artisti e gli autori. Sono ormai più di vent’anni che devo vedermela con gente che che in un modo o nell’altro falsifica i miei lavori, l’unica cosa che puoi fare è continuare a lavorare e a far uscire quel che fai. E ricordare alle persone di supportare gli artisti e la loro community.

Quali sono alcune tendenze dell’ambiente pagano che ami?

Amo l’entusiasmo delle persone nel parlare di ciò che amano e la crescente eterogeneità all’interno della comunità. Amo sentire voci diverse ed entrare in contatto con coloro che sono entusiasti di idee simili.

Quali sono alcune tendenze nell’ambiente pagano che odi?

Odio è un termine forte, ma trovo frustrante la mentalità orientata verso la povertà che permea alcune parti della comunità. Si tratta praticamente di una sorta di automaledizione perché a prescindere da quel che accade queste persone eternamente ripetono: “Non potrò mai, non ci riuscirò mai, è impossibile”. Ma noi sappiamo che la magia comincia col pensiero. Non sto parlando del potere del “pensare positivo”, ma del capire che svolgiamo un ruolo attivo nel nostro destino e che siamo abbastanza potenti da cambiare la nostra vita per il meglio, se solo permettiamo a noi stessi di fare un passo avanti. Può non essere facile, ma il cambiamento è possibile.

Puoi dirci qualcosa dei tuoi prossimi progetti?

La prossima uscita per quest’anno sarà il mazzo Sigil Witchery Oracle. Si tratta di un mazzo di sessanta carte, utilizzabile non solo per la divinazione ma per creare sigilli, orientare le meditazioni in movimento, creare rituali e ancora altro! Verrà pubblicato da Llewellyn a ottobre. Gli amici curiosi riguardo a me e ai miei progetti possono trovare tutte le informazioni qui: http://www.lauratempestzakroff.com 

Grazie di cuore per il tuo tempo e per le tue risposte, Laura. È stato un vero piacere!

<3

English

Laura Tempest Zakroff, picture by Carrie Meyer.

Laura Tempest Zakroff’s name is rather well known within the pagan and neopagan community. Author of titles such as Anatomy of a Witch and Sigil Witchery, Laura conquered the audience thanks to her eclecticism – she’s in fact a painter and a dancer as well – and to her approach towards magic, through which although giving great importance to study and practice she keeps a profile radically opposed to elitism.

What does it mean to work within the esoteric field in 2024?

Being a Witch, making art, writing, dancing have been an integral part of my life for so long that it’s like breathing to me. People talk about trends and such, but so many things stay the same or at least repeat on the regular in similar ways. I will say that for the most part, greater acceptance of the esoteric in mainstream culture does make some things easier. There’s more resources, more interest, more research and exploration being done, so that’s exciting.

When did your journey as a witch start?

I’ve always had a weird way of looking at the world that was definitely witchy as far back as I can remember. I found my spirituality in nature and loved folklore, myths, and ancient art. But I didn’t know there was a word for it, that there were actually other people doing the same thing in the modern day until I was about 14 or 15. Most of the books I found in the metaphysical section seemed more like fantasy until I found Drawing Down the Moon by Margot Adler.

Do you think there should be a line between science and occult science? If so, where should it be drawn?

So much of what we now consider science was once considered to be magic. I think they go hand in hand. In order to advance science and be open to new developments, we have to use the power of our imaginations and have a sense of wonder – which are key in magic. We have to also be open to exploring and experimenting – regardless whether we’re talking magic or science. It keeps us grounded yet unjaded.

Do you come across lots of prejudice for defining yourself as a witch?

I was a lot more cautious about saying I was a Witch in the 90’s, but for the most part I don’t run into too much prejudice nowadays at least face to face – thankfully!  I’ve actually run into a lot more prejudice and nonsense as a professional dancer. For example, my partner and I have several musical projects where I dance and he plays music/we have a band. People assume I’m just the “merch girl” or simply visual dressing – when I’m usually the one booking the gigs, maintaining the business, designing the materials, etc. It’s more misogyny than anything else.

You are a graphic artist as well; how does this meet magic?

One of my primary forms of magic is through the creation of art. Magic starts with thought – and so does art. Art is spirit, ideas, feelings – manifested into physical, visual form. Many folks are familiar with my Sigil Witchery work – which is an obvious combination of art and magic – but my drawings, paintings, and sculptures all explore the realm of the mythic, magical, and esoteric.

You have been talking on social media about the way fake decks and forgeries affect small artists and publishing houses. How has this phenomenon affected your own personal work? Did you feel forced to take steps to try avoiding your creations to be copied?

It’s definitely frustrating, but I feel like the only thing I can do to fight it is to educate people on recognizing fake decks and teach them how to best support the actual artists and creators. I’ve had to deal with people knocking off my work in one form or another for over 20 years now – the only thing you can do is keep making your own work and get it out there. And remind people to support artists and their community.

What are some tendencies within the pagan environment that you love?

I love the enthusiasm folks about what they love and the ever-growing diversity of the community. I love hearing and seeing more voices – and connecting with those who are excited by similar ideas.

What are some tendencies within the pagan environment that you hate?

Hate is a strong word, but I am frustrated by the poverty mentality that permeates some areas of the community. It’s practically self-cursing because no matter what’s going on, these people are forever saying “I can’t ever, I won’t ever, it’s impossible” – when we know that magic starts with thought. I’m not talking about the power of “positive thinking” but rather, understanding that we play an active role in our own destiny and we are powerful enough to make changes in our lives for the better – if we just allow ourselves to take a step forward. It may not be easy, but change is possible.

Can you tell us about your upcoming projects?

The next project that’s coming out this year is the Sigil Witchery Oracle deck. It’s a 60 card deck that’s not only for divination, but is an amazing aid for crafting sigils, designing movement meditations, crafting ritual, and more! It’ll be out from Llewellyn in October. Folks can find out more about me and other projects at http://www.lauratempestzakroff.com 

Thank you very much for your time and answers, Laura. It was a pleasure!

<3

January 11

Il Figlio del Becchino: Intervista con Sam Feuerbach – The Gravedigger’s Son: Interview with Sam Feuerbach

(English below)

Il talentoso e pluripremiato autore fantasy medievale Sam Feuerbach, attraverso la sua saga Il Figlio del Becchino, ci porta in un mondo carico di magia e colpi di scena, ma anche di violenza, disincanto e ironia a denti stretti.
È stato tanto gentile da concedermi un’intervista e non sono rimasta delusa dalle risposte dell’artefice di questi romanzi di sicuro dotati di un certo mordente!

Sam, quando e come hai deciso di diventare uno scrittore?

Nel 2014, ho pubblicato il mio primo libro “The murderess Crow”. Ho scritto il primo volume della saga de Il Figlio del Becchino nel 2016. Fortunatamente in quel momento molti molti lettori hanno deciso che io potessi diventare uno scrittore a tempo pieno. 😊
Dopo vent’anni di lavoro per un’azienda nel settore informatico mi sono licenziato e da allora scrivo romanzi fantasy. È stata la decisione giusta.

Quali opere letterarie ti hanno particolarmente influenzato?

Il primo libro ad avere un forte impatto su di me è stato “Il Giovane Holden” di J.D. Salinger. Sono rimasto particolarmente preso dal tono ironico della narrazione. Come molti fan del fantasy, ne sono stato attratto grazie a Il Signore degli Anelli di Tolkien.

Quali romanzi recenti hanno davvero attirato la tua attenzione?

Adoro I romanzi di George R.R. Martin (incredibile sviluppo dei personaggi), Joe Abercombie (potente la scelta delle parole), e Robert Asprin (ottimo senso dell’umorismo). Purtroppo scrivere libri comporta il fatto che abbia meno tempo per leggere di quanto non ne avessi una volta.

Di recente Il Figlio del Becchino è diventato un bestseller anche in Italia. Te l’aspettavi?

Prima di tutto, è molto difficile per un autore indovinare se un suo libro o una sua saga possa avere successo. A dire il vero è molto difficile per tutti, case editrici e agenzie incluse. Dopo il grande successo in Germania, che comunque non mi sarei mai aspettato su tale scala, ho sperato che Il Figlio del Becchino potesse piacere anche ai lettori italiani, ma non c’era alcuna garanzia. In ogni caso, avevo bisogno di una buona traduzione che rendesse il tono scherzoso della mia narrazione con tutta la sua ironia e il suo umorismo. Sono felice di poter contare su Francesco Vitellini per questo. Alla fine però sono solo i lettori a decidere, dunque a questo punto un grande ringraziamento va a tutti voi lettori italiani.

A proposito de Il Figlio del Becchino: sembri scegliere i protagonisti fra i più poveri e i meno amati; perché?

Il figlio del becchino ha zero possibilità, eppure se lo fa bastare. Questo funziona solo se si parte dal basso. O per metterla giù in altri termini, per passare dalle stalle alle stelle bisogna partire dalle stalle. In questo caso per me era importante descrivere non solo l’ascesa sociale ma anche lo sviluppo morale ed emotivo.

C’è molta violenza in questa saga: non solo i combattimenti standard che naturalmente ci si aspetta siano presenti in un romanzo fantasy, ma pestaggi molto realistici, sia da parte di bulli che di genitori prevaricatori; da cosa deriva la decisione di raccontare queste realtà così nel dettaglio?

Purtroppo la violenza faceva parte della vita quotidiana nel Medioevo. Se penso alla guerra in Ucraina oggi mi rendo conto che da allora è cambiato molto poco. Sono stato intenzionalmente drastico nel descrivere alcune scene per intensificare l’atmosfera opprimente. È anche una storia che parla del bene e del male, dell’odio e dell’amicizia. Per rendere vivido il contrasto ho dovuto ritrarre entrambi i lati.

Una delle cose che maggiormente mi hanno impressionata nei tuoi scritti è il fatto che i colpi di scena siano effettivi colpi di scena! Voglio dire, come lettrice non è semplice intortarmi, ma tu ci sei riuscito alla grande. Qual è secondo te l’ingrediente segreto per un buon colpo di scena?

Wow, che domandona vieni a fare proprio a me! 🙂 Non sono un maestro nel tessere trame, mi limito a scrivere e a vedere che direzione prendano le cose. Comincio sempre dai miei personaggi e li sviluppo ulteriormente facendoli incappare nelle loro avventure. Talvolta li metto in situazioni in cui non so se riusciranno mai a cavarsela. Fortunatamente poi mi viene sempre in mente qualche soluzione. Si chiama discovery writing. Ci sono pochissimi colpi di scena che ho pianificato sin dal primo libro, ma a dire il vero quando comincio non so neppure da quanti libri sarà composta una saga.

A cosa stai lavorando al momento? Cosa dovremmo aspettarci per il prossimo futuro?

Fra qualche giorno il primo volume della mia ultima saga “Il Maestro delle Essenze” verrà pubblicato in Italia. Un vecchio alchimista vive nella sua torre ai margini della città e distilla miracolosi elisir e pozioni. Un soldato della città indaga su uno strano omicidio e due adolescenti scoprono una misteriosa grotta in una gola a cui l’accesso è proibito. Unendosi magicamente diventano la Lega dei Quattro.

Grazie di cuore per il tuo tempo! Sono genuinamente lieta di aver avuto la possibilità d’intervistarti!

Grazie a te per il tuo tempo e per le ottime domande.

English

The talented and award-winning medievale fantasy author Sam Feuerbach takes us, through his Gravedigger’s Son saga, to a world full of magic, plot twists; however there are also violence, disenchantment and bitter irony.
He was kind enough to give me the chance to interview him and I wasn’t disappointed by the creator of these novels which certainly bite!

Sam, when and how did you decide to become a writer?

In 2014, I published my first book “The murderess Crow”. I wrote the first volume of the son of the gravedigger saga in 2016. Fortunately, that was the time when the many many readers decided that I became a full-time writer. 😊
After twenty years of working for a company in the IT industry, I quit and since then I have been writing fantasy novels. It was the right decision.

What were your main literary influences?

The first book that made a big impression on me was “The Catcher in the Rye” by J.D. Salinger. I was taken with the ironic narrative tone. Like so many fantasy fans, I was drawn to it by Tolkien’s Lord of the Rings.

What are some recent novels which actually turned your head?

I love the novels of George R.R. Martin (terrific character development), Joe Abercombie (powerful word choice), and Robert Asprin (fine humor). Unfortunately, writing books means I have less time to read than I used to.

The Gravedigger’s Son recently became a best seller even in Italy; did you see that coming?

First of all, it is very difficult for the author to estimate whether a book or a saga will be a success. Hardly anyone can do that, not even the publishers and agencies. After the great success in Germany, which I also did not expect on this scale, I hoped that the gravedigger’s son would also please readers in Italy – for which there is no guarantee. In any case, I needed a good translation that would convey my tongue-in-cheek narrative tone with all its irony and humor. I’m glad to have Francesco Vitellini by my side for this. But in the end, only the readers decide. At this point a big thank you to all Italian readers.

Talking about The Gravedigger’s Son, you seem to chose your main characters among the poorest and the most unloved ones; why?

The son of the gravedigger has no chance. But he uses it. That only works if he starts at the bottom. Or to put it another way, from zero to hero begins with zero. Here it was important to me to describe not only the social ascent, but also the moral and emotional development.

There’s quite a lot of violence in this saga: not simply the standard fights which are more than expected in a fantasy novel, but very realistic beatings, both by bullies and by abusive parents; why the decision of narrating such realities so in detail?

Unfortunately, violence was part of everyday life in the Middle Ages. When I look at the war in Ukraine today, little has changed since then. I have deliberately described a few scenes drastically in order to intensify the oppressive atmosphere. It is also a story about good and evil, hatred and friendship. To make the contrasts vivid, I had to portray both sides.

One of the things that impressed me the most about your writings was the fact that your plot twists were actual plot twists! I mean, as a reader I don’t get easily caught off guard, but you totally managed to. What’s the secret ingredient for a good plot twist in your opinion?

Wow, what a question just to me! 🙂 I’m not a very good plotter, but just write away. I always start with my characters and develop them further by having them fall into adventures. Sometimes I put them in situations that I don’t know how they’ll ever get out of. Fortunately, I’ve always come up with something later. Discovery writing is what it’s called. Very few twists I had planned from volume one, but I don’t even know at the beginning how many books the saga will have.

What are you working on at the moment? What should we expect in the next future?

In a few days the first volume of my latest saga “Il Maestro delle Essenze” will be published in Italy. An old alchemist lives in his tower on the outskirts of the city and brews miraculous elixirs and potions. A city soldier investigates a strange murder and two teenagers discover a mysterious cave in a forbidden ravine. The four magically come together and form the League of Four.

Thank you so much for your time! I’m genuinely glad that I got the chance to interview you!

Thank you for your time and the great questions.



February 23

Il Bacio dell’Incubo: Intervista con Nina Talvi

Nina Talvi, autrice paranormal romance, ci ha regalato un esordio con il botto grazie a Il Bacio dell’Incubo, edito da Triskell Edizioni, che apre la saga Stirpe Maledetta. L’audace esordiente ha infatti scritto una storia in cui i discendenti di Caino sono nientemeno che potentissimi fae.
Il 18 marzo lancerà il seguito, Il Bacio della Bestia, al Festival del Romance Italiano che si terrà a Milano, ma nel frattempo è stata tanto gentile da rispondere a qualche domanda!

Che effetto ti fa veder pubblicato il tuo primo libro?

È un effetto abbastanza surreale. Da una parte sono molto orgogliosa di me stessa, dall’altra sono ancora incredula che la mia storia sia stata pubblicata e sia diventata un libro vero!

Lavorarci è stato come te l’aspettavi o qualcosa ti ha sorpresa?

Scriverlo è stato più semplice che editarlo, anche se la fase di scrittura non è stata molto lineare, all’inizio. Avevo in mano un’accozzaglia di idee e di personaggi che non sapevo come incastrare, ed è stato molto difficile perché non sapevo che strada far prendere alla storia. Questo è anche uno dei motivi per cui ora progetto tutto nei minimi particolari prima di iniziare la fase di stesura vera e propria.

Quando e come hai cominciato ad appassionarti alla lettura e alla scrittura?

Ho sempre amato leggere. Quando avevo sei anni, i miei mi regalarono un libro illustrato sui miti greci, e da allora non ho mai smesso di leggere e di appassionarmi alle storie. Poi, dopo qualche anno, ogni volta che guardavo un film o leggevo un libro e restavo insoddisfatta del finale o della storia, creavo dei finali alternativi nella mia mente, e a volte inventavo trame del tutto nuove. Dal pensarle allo scriverle, il passo è stato davvero breve. Mi sono anche cimentata in una graphic novel (una fanfiction di Salir Moon in cui la protagonista femminile era il mio cane) ma non lo chiamerei un successo!

Quanto pensi sia importante leggere per uno scrittore?

Dal mio punto di vista è fondamentale. Personalmente, io leggo soprattutto romanzi del mio genere, in primis perché ne sono appassionata, ma anche per vedere cosa mi piace e cosa no. Trovo anche che la lettura sia uno strumento prezioso per scoprire cosa funziona o meno nelle storie, e un modo per trarre ispirazione quando attraverso periodi in cui la mia creatività si blocca.

Quanto reputi importante la promozione?

La reputo importantissima. Al giorno d’oggi pubblicare un libro significa lanciare la tua storia in un oceano zeppo di altri libri. Per far conoscere il tuo romanzo, è necessario promuoverlo. E imparare a farlo diventa un secondo lavoro, un lavoro a volte estenuante ma che (secondo me) è necessario.

T’immagini sempre come autrice romance in futuro, oppure saresti curiosa di sperimentare altri generi?

Mi piacerebbe sperimentare con diversi sottogeneri (quindi non solo paranormal ma anche dark e contemporary) ma sempre nell’ambito del romance. In fondo, anche se non sembra, sono una romanticona!

Trovi che il romance sia un genere stigmatizzato? E se sì, cosa pensi che abbia provocato lo stigma?

Purtroppo, penso che il romance sia il genere più stigmatizzato di tutti. I romance sono visti come romanzetti di scarsa qualità da leggere di nascosto, letteratura di serie B per casalinghe disperate (questa cosa mi è stata proprio detta in faccia!).
Credo che gran parte di questa cattiva reputazione sia dovuta al fatto che la passione e (soprattutto) il sesso siano ancora considerati come qualcosa di cui vergognarsi, sopratutto se sperimentati dal sesso femminile. In molti romance ci sono scene di sesso più o meno esplicite e trovo che molte persone considerino questo fattore come una cosa da tenere nascosta o che mini la reputazione di chi legge. 

Se avessi la bacchetta magica, quale elemento o luogo comune faresti di colpo sparire da tutti i romance della terra?

Eliminerei in un solo colpo (facendogli cambiare faccia di colpo tipo Maga Magò) le protagoniste femminili “amebe”, e quelle descritte come “bellissime ma che non sanno di esserlo”, dove l’aspetto fisico è l’unica loro qualità. Eliminerei anche la parola “calloso” da ogni singolo romanzo, senza pietà. 

Cosa bolle in pentola al momento?

Tra un paio di mesi uscirà il secondo libro della mia trilogia, e a fine anno il terzo (se mi decido a finirlo!). Poi mi piacerebbe scrivere alcuni spin-off su alcuni personaggi secondari della trilogia, ma prima ho in programma un retelling di una favola classica e un dark romance contemporaneo.

Sempre a proposito di bacchette magiche: se potessi veder esaudito un desiderio per il futuro della tua carriera, quale sarebbe?

Senza dubbio, riuscire a vivere della mia scrittura.

Grazie di cuore per il tuo tempo e la tua disponibilità!

Grazie a te di cuore!

February 18

Beyond Folk: Interview with Nanna Barslev – Oltre il Folk: Intervista con Nanna Barslev

In 2022 the heart of those who love Viking atmospheres were stolen by an incredibly soulful album: Lysbærer, by Nanna Barslev, singer, author, multi-instrumentalist and cultural heritage manager. I had the honor and pleasure to interview her.

When and how did your interest towards folk music start?

My interest in folk music started as a child singing  church songs that had a folky origin. I was playing on our old wooden organ we had in the living room. Later I started singing folk/medieval ballads. I was generally inspired by singing tunes and I listened a lot to Sissel Kyrkjebø and her singing style . My sister and I started composing medieval / Viking music (as we called it) in the beginning of the 90thies where not many could understand that kind of music. Later I formed Gny, Asynje and Huldre composing new crossover music and some interpretations of folk ballads as well.

Are there other traditions apart from the Northern European ones you’re particularly interested in?

 I think my interest is mostly focused around different European cultures and the similarities between norse celts and Slavic folklore etc , but it’s always interesting to see the similarities in mythology all over the world like all stories are connected no matter what culture your heritage from.

What are your main instruments?

My voice is mymain instrument if you can call it that – as I see myself mainly as a singer but I have also played drums, bodhran and other percussions for many years. For some years now I have been playing Islandsk Langspil, tagelharpa and moraharpa, all bowed instruments. The vibrations from those really fascinate me. I’m not a virtuoso on those historical instruments, but I use them as a grounded organic feeling and riff drone that resonate with the voice .

You’re a nature cultural heritage manager; what does it mean? Do you see it as something connected to your work as a musician?

Yes, that’s a good question. I’m an educated natural cultural heritage manager with many different themes, and yes, I use it in many ways in my work and music, both ways around. For example when I dive into a subject of folklore and ancient descriptions I focus on all aspects and with a kind of scientific approach.
I’m also working with workshops and events in museums and libraries with music as a theme . Structure and plans for concepts, descriptions etc all is connected to methods I both used in my education and music career through the time.

Why folk music in 2023?

Folk music is a part of the energy that is handed over from generation to generation.  Even if it’s new composed folk,  it’s like mixing past and present telling a story.

The extreme right wing tried and tries very often to claim ownership of Nordic traditions; what do you think about it?

For many years I have dealt with a few people who think that the so-called Viking music and traditions are related to a different kind of ideology on the extreme right wing. Today the genre is more popular and I think it means that historical knowledge and common interest in Nordic traditions are now accepted by more people. With new information and interpretations also from archaeologists, museums etc the focus on those traditions has changed – also the pagan subculture that have a more animistic approach to the subject nowadays. 

Did reality meet your expectations about the way the audience received your album, Lysbærer?

It is amazing I still get messages from people who listen to my album everyday and use it for meditation, healing , ceremonies, crafting etc. This makes me so happy and I’m honored cause that was my intention for this album “ for people to dive into emotions”.  I also received  a lot of really amazing reviews from magazines all over the world. Those who listen and review my music really understand the depth in it, that’s really wild. 

Do you think that the series Vikings influenced people’s interests even music wise?

Oh yes, before Vikings not many knew about the genre, people sometimes asked me if it was irish music and I had to explain. Now the genre is exploded after Vikings with, for example, Wardruna’s unique sound and more.

How important are lyrics in your songs?

In some songs the lyrics are very important and in some I don’t even have to sing lyrics; it’s more about the atmosphere. For me the most important thing in a song is to communicate a story and an energy,  specifically when I use Edda poems or old spells. 

What should we expect from you in the near future?

I’m working on new songs , and I’m working on gathering a live band lineup, until now I’ve mostly played my songs solo. And then I have thousands of other ideas and many interesting music collaborations and bands! Ha ha! So it’s always interesting for me where I’ll be going… 

Thank you very much for your time, Nanna. It was a privilege to have the chance to interview you!

And thank you Delia for your interest and your very good questions. Greetings from Denmark, Nanna Barslev 

(Italiano)

Nel 2022 il cuore di chi ama le atmosfere vichinghe è stato rubato da un album carico di atmosfere e sentimento: Lysbærer, di Nanna Barslev, cantautrice, polistrumentista e professionista nell’ambito della gestione del patrimonio culturale. Ho avuto l’onore e il piacere di intervistarla.

Quando e come è nato il tuo interesse per la musica folk?

Il mio interesse per la musica folk è cominciato quando ero bambina, cantando canzoni di chiesa che avevano un’origine popolare. Suonavo il vecchio organo di legno che avevamo in soggiorno. In seguito ho iniziato a cantare ballate folk/medievali. In generale mi sono ispirata alle melodie cantate e ho ascoltato molto Sissel Kyrkjebø e il suo stile di canto. Io e mia sorella abbiamo iniziato a comporre musica medievale/vichinga (come la chiamavamo) all’inizio degli anni ’90, quando non molti riuscivano a capire quel tipo di musica. Successivamente ho formato i Gny, gli Asynje e gli Huldre componendo nuova musica crossover e anche alcune interpretazioni di ballate folk.

Ci sono altre tradizioni oltre a quelle nord europee che ti interessano particolarmente?

 Penso che il mio interesse si concentri principalmente sulle diverse culture europee e sulle somiglianze tra i celti norreni, il folklore slavo e così via, ma è sempre interessante vedere le somiglianze nella mitologia di tutto il mondo come se tutte le storie fossero collegate indipendentemente dalla provenienza della tua eredità culturale.

Quali sono i tuoi strumenti principali?

La mia voce è il mio strumento principale se così si può chiamare – dato che mi vedo principalmente come cantante, ma ho anche suonato la batteria, il bodhran e altre percussioni per molti anni. Da qualche anno suono anche il langspil islandese, la tagelharpa e la moraharpa, tutti strumenti ad arco. Le loro vibrazioni mi affascinano davvero. Non sono una virtuosa di questi strumenti storici, ma li uso per ottenere un sentimento naturale e radicato, una sorta di ronzio ridondante che risuona con la voce.

Sei una “nature cultural heritage manager”; cosa significa? Lo vedi come qualcosa di connesso al tuo lavoro di musicista?

Sì, questa è un’ottima domanda. Ho studiato per occuparmi della gestione del patrimonio culturale naturale in molti diversi aspetti e sì, uso questa cosa in molti modi nel mio lavoro e nella mia musica, e viceversa. Ad esempio quando vado a fondo in un argomento nell’ambito del folklore e di descrizioni antiche mi concentro su tutti gli aspetti e lo faccio con una sorta di approccio scientifico.
Sto anche lavorando nell’ambito di laboratori ed eventi nei musei e nelle biblioteche con la musica come tema. Struttura e piani per concetti, descrizioni ecc. Tutto è collegato ai metodi che ho usato sia nella mia formazione che nella mia carriera musicale nel tempo.

Perché la musica folk nel 2023?

La musica folk fa parte dell’energia che si tramanda di generazione in generazione. Anche se si tratta di musica folk composta di recente, è come mescolare passato e presente raccontando una storia.

L’estrema destra ha cercato e cerca molto spesso di rivendicare la proprietà delle tradizioni nordiche; cosa ne pensi?

Per molti anni ho avuto a che fare con alcune persone che pensano che la cosiddetta musica e le tradizioni vichinghe siano legate a un diverso tipo di ideologia dell’estrema destra. Oggi il genere è più popolare e penso che significhi che la conoscenza storica e l’interesse comune per le tradizioni nordiche siano ora accettati da più persone. Con nuove informazioni e interpretazioni anche da parte di archeologi, musei, ecc., l’attenzione su quelle tradizioni è cambiata, come la sottocultura pagana che al giorno d’oggi ha un approccio più animistico all’argomento. 

La realtà ha soddisfatto le tue aspettative in merito al modo in cui il pubblico ha accolto il tuo album, Lysbærer?

Trovo incredibile ricevere ancora messaggi da persone che ascoltano il mio album ogni giorno e lo usano per la meditazione, la guarigione, le cerimonie, il creare con le proprie mani ecc. Mi rende davvero felice e sono onorata, perché quella era la mia intenzione per questo album: “far immergere le persone nelle emozioni”. Ho anche ricevuto molte recensioni davvero straordinarie da riviste di tutto il mondo. Coloro che ascoltano e recensiscono la mia musica capiscono davvero la sua profondità. Davvero non ci si crede!

Pensi che la serie Vikings abbia influenzato gl’interessi delle persone anche dal punto di vista musicale?

Oh sì, prima di Vikings non molti conoscevano il genere, a volte la gente mi chiedeva se fosse musica irlandese e io dovevo spiegare. Ora il genere è esploso dopo Vikings, per esempio col sound unico dei Wardruna e altri ancora.

Quanto sono importanti i testi nelle tue canzoni?

In alcune canzoni i testi sono molto importanti, mentre in non c’è nemmeno bisogno di cantare vere e proprie parole; si tratta più di un’atmosfera. Per me la cosa più importante in una canzone è comunicare una storia e un’energia, in particolare quando uso l’Edda in poesia o antichi incantesimi. 

Cosa dobbiamo aspettarci da te nel prossimo futuro?

Sto lavorando a nuove canzoni e sto lavorando per creare una lineup per une esibizioni dal vivo; fino ad ora ho suonato le mie canzoni principalmente da sola- E poi ho migliaia di altre idee, molte collaborazioni musicali e band interessanti! Ah ah! Per me è sempre interessante vedere un po’ dove andrò…

Grazie mille per il tuo tempo, Nanna. È stato un privilegio avere la possibilità di intervistarti!

E grazie Delia per il tuo interesse e le tue ottime domande.
Saluti dalla Danimarca, Nanna Barslev 

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